Gli impianti che producono biometano partendo da rifiuti, quali per esempio l’umido domestico o gli scarti verdi, non possono essere autorizzati al momento per la produzione di biometano (ma possono essere utilizzati per la produzione di biogas), questo in quanto mancano gli specifici decreti attuativi che servono a normare l’intero processo produttivo, non è infatti chiaro quale sia il punto dove il prodotto in ingresso (ovvero un rifiuto) cessi di essere tale e può quindi essere considerato un “nuovo prodotto”.

Questo concetto è stato ben evidenziato con un apposito quesito posto al ministero da parte della VI Commissione Ambiente della Regione Lombardia presieduta dal leghista Riccardo Pase e sulla scorta del quale si è espresso anche il Consiglio di Stato con la sentenza n 1229 del febbraio 2018, che non permette più alle Autorità competenti di autorizzare la cessazione della qualifica del rifiuto caso per caso. Considerando quindi che tutta la normativa per l’incentivazione del biometano e la sua immissione in rete presuppone che il biogas cessi la qualifica di rifiuto a seguito del suo trattamento per diventare a tutti gli effetti un prodotto (il biometano), non è un caso che la provincia di Mantova abbia recentemente bocciato un progetto analogo a quelli previsti a Masate.

Non ci stupisce più di tanto quindi l’aver appreso che Città Metropolitana ha recentissimamente inviato comunicazione di sospensione in via cautelativa del procedimento autorizzativo, sino alla definizione delle necessarie modifiche normative (emanazione di un regolamento comunitario specifico o alla necessaria modifica legislativa relativa alla cessazione della qualifica di rifiuto) in relazione alla domanda pervenuta  in data  8 gennaio 2019 (FERA 97885)  per l’autorizzazione all’installazione di un impianto di produzione di biometano da FORSU, promossa dalla BIO-ENERGY ITALIA SRL nel comune di Masate. Ci aspettiamo quindi a breve che la medesima sospensiva sia emanata anche a carico dell’altro analogo procedimento in essere nel nostro comune, ovvero quello relativo alla società Energa.

Quello che invece ci fa rimanere perplessi è il fatto che in mancanza di una normativa nazionale che permetta di autorizzare una certa tipologia di impianto, la nostra Città Metropolitana, a differenza di quanto effettuato dalla provincia di Mantova, emetta un provvedimento sospensivo in luogo di un diniego al procedere, che a nostro avviso sarebbe invece più adeguato in un caso come questo. Tanto per analogia è come se il nostro comitato chiedesse di autorizzare la costruzione di una rampa di lancio per missili nucleari e l’ente competente invece di risponderci “non si può fare” te ci rispondesse invece “mettiamo la vostra richiesta in stand-by fintanto che non emaneranno una normativa specifica per un caso come il vostro”. Ci pare piuttosto evidente che un provvedimento come questo è l’ennesimo favore fatto dai burocrati di Città Metropolitana a tutto vantaggio dei soggetti privati proponenti che avranno quindi molto tempo a disposizione per sistemare le innumerevoli criticità connesse ai loro scellerati progetti.

 






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