Siamo stati messi al corrente del fatto che Città Metropolitana ha inviato comunicazione di sospensione in via cautelativa del procedimento autorizzativo dell’impianto per la produzione di biometano che la società Energa vorrebbe insediare nel comune di Masate. Non nascondiamo il fatto che eravamo pressoché certi dell’emanazione di questo provvedimento, anche perché soltanto pochi giorni prima un provvedimento analogo era stato emanato dalla nostra Città Metropolitana a carico di Bioenergy, ovvero l’altra società che proporrebbe un impianto similare a meno di 200 metri da quello di Energa. Rammentiamo inoltre che, in caso di autorizzazione di entrambi, nel nostro comune si riverserebbe la frazione umida dei rifiuti urbani prodotti da circa due milioni di abitanti, ovvero quelli di un bacino di utenza quasi doppio rispetto ai 59 comuni del CEM, il consorzio che si occupa della gestione dei rifiuti anche per Masate e del quale il nostro Sindaco è anche il presidente del Comitato di indirizzo strategico. Quello che più ci stupisce in tutto questo procedimento, è il fatto che nonostante sia di competenza degli enti coinvolti nel processo, e del comune in primis, l'individuazione di aree idonee per impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, e che per tale individuazione si dovrebbe tenere innanzitutto presenti i vincoli e le limitazioni di natura fisica, ambientale, sociale, economica, politica e tecnica, in questo caso tutti i vincoli e tutte le problematiche territoriali siano state palesemente ignorate.  I principali obiettivi di un processo di selezione di siti idonei a questo scopo dovrebbero infatti massimizzare la rispondenza delle caratteristiche intrinseche del sito alle caratteristiche richieste dal tipo di impianto, nonché (e soprattutto) minimizzare gli impatti della struttura sull'ambiente in cui va ad inserirsi. Soprattutto in un areale come il nostro, la riduzione della pressione sul suolo e, in particolar modo il consumo di terreno agricolo, deve necessariamente essere contemplata tra i principali obiettivi della pianificazione territoriale e ambientale.

Quello che invece ci lascia davvero basiti è quanto accadde in passato, ovvero il fatto che in riferimento alla  richiesta  di installazione dell’impianto della società Energa, già con iter autorizzativo avviato in CM, in data 1° Dicembre 2017, il Comune di Masate abbia valutato positivamente sia il progetto di mitigazione dell’impianto, che il livello di progettazione degli immobili, mentre il progetto all’epoca  presentava molte irregolarita’ come lo stoccaggio di tutti i codici CER in ingresso nella medesima area- benchè ciò fosse illegale- e come il capannone principale in alcune parti del progetto risultasse in cemento armato e in altre in travi d’acciaio.

Ci pare quindi palese che tutto ciò sia a sottolineare la forte volontà con la quale si è proceduto nella creazione di questi scellerati piani, anche in totale spregio della legislazione nazionale e comunitaria, dato che  la convenzione europea di AArhus, poi recepita con la Legge 108/2001, testualmente recita: all’art. 6 comma secondo, che “quando viene avviato un processo decisionale che interessi l’ambiente, il pubblico interessato è informato in modo adeguato, efficace e a tempo debito, mediante un avviso al pubblico o individualmente, secondo i casi, all’inizio del processo”;  all’art. 7 che “ogni parte stabilisce le disposizioni pratiche e/o le altre disposizioni atte a consentire al pubblico di partecipare all'elaborazione di piani e programmi in materia ambientale in un quadro trasparente ed equo, dopo avergli fornito le informazioni necessarie”; e all’art. 8 che “Ciascuna Parte si sforza di promuovere, in una fase adeguata e quando tutte le alternative sono ancora praticabili, l'effettiva partecipazione del pubblico all'elaborazione, ad opera delle autorità pubbliche, di regolamenti di attuazione e altre norme giuridicamente vincolanti di applicazione generale che possano avere effetti significativi sull'ambiente”.

Nel nostro comune invece, oltre ad un consumo enorme di suolo di alto pregio (circa 3 ettari per ciascun impianto considerando anche le opere viarie) questi impianti di trattamento rifiuti verrebbero  localizzati su di un areale classificato dalla regione come “zona di ricarica degli acquiferi profondi”, e in un Comune classificato come “sensibile” all’inquinamento da nitrati, nel quale i carichi di azoto ammissibili per ettaro sono già dimezzati rispetto alla norma. Impianti di questa tipologia, alimentati con la frazione umida dei rifiuti urbani come in questo caso, hanno una enorme potenzialità di arrecare danno alle falde acquifere profonde in caso di incidente, dato l’elevato carico di nitrati che potrebbero sversare sul soprassuolo (e di incidenti di questa tipologia se ne vedono sempre più spesso).

Infine quello che ci lascia davvero molto perplessi è il fatto che in mancanza di una normativa nazionale che permetta di autorizzare una certa tipologia di impianto, la nostra Città Metropolitana, a differenza di quanto effettuato dalla provincia di Mantova, emani un provvedimento sospensivo invece che un diniego al procedere, che a nostro avviso sarebbe invece più adeguato in un caso come questo. Tanto per analogia è come se il nostro comitato chiedesse di autorizzare la costruzione di una rampa di lancio per missili nucleari e l’ente competente invece di risponderci “non si può fare” te ci rispondesse invece “mettiamo la vostra richiesta in stand-by fintanto che non emaneranno una normativa specifica per un caso come il vostro”. Ci pare piuttosto evidente che un provvedimento come questo è l’ennesimo favore fatto dai burocrati di Città Metropolitana a tutto vantaggio dei soggetti privati proponenti che avranno quindi molto tempo a disposizione per sistemare le innumerevoli criticità connesse ai loro scellerati progetti.



hosting su ilbello.com - segnala